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Descrizione

Tempio valdese

Il tempio valdese attuale risale al 1846. Edifici più modesti vennero costruiti fin dalla metà del Cinquecento in diversi luoghi del paese, ma non ne rimane traccia. Il primo sorgeva all’estremità orientale del villaggio, nella zona dei Salvagiot. Nel corso dei decenni il paese venne più volte distrutto e ricostruito, la popolazione interamente deportata nel 1686.

All’inizio del Settecento venne costruito un nuovo edificio di culto, nel centro del paese, di dimensioni molto modeste. Nel 1740 venne quindi edificata la chiesa cattolica di S. Anna, decisamente più imponente, anch’essa al centro dell’abitato. La vicinanza tra i due edifici provocò diversi contrasti, che vennero in parte risolti con la costruzione di un nuovo tempio, in posizione decentrata, ad est del villaggio. Nello stesso periodo molti altri templi valdesi furono restaurati o costruiti ex novo nelle valli valdesi, grazie anche al forte appoggio di John Charles Beckwith, generale inglese reduce della battaglia di Waterloo che dedicò gran parte della sua vita al sostegno dei valdesi, in particolare attraverso la costruzione di luoghi di culto e scuole (più di 150). Come aveva già fatto in altre occasioni, Beckwith si occupò della raccolta dei fondi e probabilmente anche della progettazione dell’edificio, che venne solennemente inaugurato il 6 gennaio 1846.

Nel corso dei decenni vennero fatte alcune modifiche: particolarmente importante fu l’introduzione nel 1925 del pavimento in legno e nel 1938 delle gallerie, anch’esse in legno, che permisero al tempio di acquistare un’ottima acustica, che ancora oggi lo rende apprezzato per i concerti. Merita accennare anche all’orologio della torre campanaria, di proprietà del Comune, il quale nel 1853 chiese di collocarlo nel tempio; l’orologio fu sostituito nel 1996 da un altro, non più meccanico ma elettrico, e anche in questo caso l’amministrazione comunale diede il suo contributo.

Museo valdese

Il primo nucleo del museo nacque nel 1954 con una mostra sulla vita rorenga organizzata nella “scuola vecchia” per iniziativa del pastore Gustavo Bouchard, con lo scopo di conservare la memoria storica del paese raccogliendo oggetti e documenti dalle famiglie. I materiali raccolti vennero in seguito sistemati a cura di Dario e Liliana Varese e Roberto Morel in un piccolo museo situato in una casa di proprietà di quest’ultimo e aperto ai visitatori dal 1965 al 1973. Nel 1974 il Concistoro della chiesa valdese di Rorà cedette uno stabile alla Società di Studi Rorenghi, che vi trasferì il museo: si trattava dell’Hotel du Chamois, uno degli edifici più antichi del paese e un tempo osteria, che è la sede attuale.

Nel 2000 è stata aggiunta una sezione dell’Ecomuseo della pietra e nel 2007 una sezione sulla lavorazione della calce. Il Museo risulta quindi composto da una serie di locali in cui sono ricostruiti alcuni ambienti legati alla vita quotidiana: la cucina, la stalla, la camera da letto, la scuola, a cui si aggiungono due sale sulla storia valdese e la lavorazione della pietra.
Il museo è aperto nei mesi di luglio e agosto, la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19. Negli altri periodi dell’anno, a richiesta.
L’accesso per persone a mobilità ridotta è possibile solo al primo piano.
Per ulteriori informazioni e visite guidate ci si può rivolgere all’Ufficio Il Barba, tel. e fax 0121 950203 (aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30), e-mail: il.barba@fondazionevaldese.org

Fornaci ed Ecomuseo della pietra “Cava del Tupinet”

Questa cava storica, situata poco oltre l’abitato di Rorà, sulla strada verso il Parco Montano, in località Tupinet, era utilizzata già in tempi antichi e fu abbandonata dopo la seconda guerra mondiale. La cava è stata attrezzata a percorso museale per iniziativa della Provincia di Torino, della Comunità Montana Val Pellice, con la collaborazione del Comune di Rorà, della Società di Studi Rorenghi, del Centro Culturale Valdese e del Dipartimento di progettazione architettonica del Politecnico di Torino.

Nel sito sono state collocate alcune figure umane in legno che riproducono le tappe della lavorazione della pietra nell’Ottocento, totalmente manuale: dal distacco dei blocchi, alla lavorazione della pietra, al trasporto delle lastre a valle tramite slitte, alla ripulitura della cava dai detriti. Sono ancora visibili alcuni elementi delle cave di allora (la baracca dei cavatori, il bacino di raccolta dell’acqua, gli scarti della lavorazione) e alcuni pannelli illustrativi permettono di capire il funzionamento della cava e le modalità di lavoro.

Poco oltre la cava, sulla strada principale, è possibile vedere un esempio di fornace per la calce, recentemente ricostruita. La lavorazione della calce è illustrata nel Museo valdese di Rorà, situato al centro dell’abitato principale.

La visita è consentita soltanto a piccoli gruppi con l’accompagnamento di una guida autorizzata e in condizioni meteorologiche favorevoli.

Per informazioni e visite guidate ci si può rivolgere all’Ufficio Il Barba, tel. e fax 0121 950203 (aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12.30), e-mail: il.barba@fondazionevaldese.org

Parco Montano

Il Parco Montano comunale di Rorà nacque negli anni Settanta, grazie al sostegno della Provincia di Torino, che ripulì i boschi circostanti, con l’intenzione di promuovere un turismo sostenibile, sviluppando un progetto che coinvolgesse la popolazione locale. Nel 1977 venne costruito un piccolo edificio con cucina, il “Koliba”, per ospitare chi volesse mangiare o anche semplicemente ritrovarsi per giocare a carte.

Il nome derivava dalla baracca di legno che rappresenta il luogo di ritrovo nei Monti Tatra in Cecoslovacchia. Nel 1980 vennero aggiunti i campi da bocce, diverse aree attrezzate con panche e tavoli e in seguito servizi igienici e parchieggi asfaltati.

Nel corso degli anni il Parco Montano è diventato luogo di vita sociale non soltanto per i turisti, ma anche per la popolazione locale: chiesa valdese e Pro Loco vi hanno spesso organizzato attività sportive, culturali, di intrattenimento, religiose, musicali.

Nel 1990 il “Koliba” originario è stato sostituito da una struttura più moderna e capiente, a gestione privata, che nel 2000 ha dato il via ad uno dei momenti di maggiore richiamo per il paese, il week end di concerti estivi che nel corso degli anni ha mutato nome, ma non spirito, diventando un appuntamento imperdibile per numerosi giovani.




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